Da giovedì 18 gennaio fino al 29 febbraio 2024
PROROGATA fino al 3 marzo 2024 per l’evento Aprto
REFRATTARIO di Gabriele Diversi
per A DIMORA – residenze, transiti, percorsi
un ponte creativo tra Prato e l’Isola d’Elba
A cura di Erica Romano
Giovedì 18 gennaio alle ore 18.30 inaugura Refrattario di Gabriele Diversi (Portoferraio, LI, 1995), a cura di Erica Romano, presso l’Open Studio Italo Bolano (via Fra’ Bartolomeo, 57 – Prato).
La mostra rappresenta la restituzione finale di un periodo di residenza trascorso dall’artista a Prato e nei luoghi dove Italo Bolano (Portoferraio, LI, 1936 – Prato, 2020) ha prodotto molte delle sue opere ceramiche, e viene realizzata nell’ambito del progetto A DIMORA – residenze, transiti, percorsi della Fondazione Italo Bolano, a cura della direttrice artistica Erica Romano, con il contributo del bando Toscanaincontemporanea 2023 della Regione Toscana, in collaborazione con SMArT – Sistema Museale dell’Arcipelago Toscano, e con la partecipazione di Ceramiche Tombelli di Marco Tombelli a Montelupo Fiorentino.
Refrattario di Gabriele Diversi (Portoferraio, LI, 1995) è una mostra che racchiude lavori pittorici su terracotta refrattaria, tela e carta prodotti durante il periodo di residenza trascorso all’artista a Prato e nei luoghi dove Italo Bolano (Portoferraio, LI, 1936 – Prato, 2020) ha dato vita a molte delle sue opere ceramiche, come la fabbrica Ceramiche Tombelli di Marco Tombelli a Montelupo F.no (Firenze).
Per quanto breve, questo periodo è stato particolarmente intenso ed ha visto il giovane artista dedicarsi con passione e ostinata determinazione a nuovi lavori con tecniche sperimentali e visioni che fino ad oggi non aveva mai osato indagare oltre, o almeno fino a questo punto. Difatti, mentre lo osservo lavorare, mi rendo conto che non poteva che esserci titolo più calzante di “refrattario” poiché, se da principio era stata una scelta dettata dal fatto che la produzione avrebbe ruotato intorno alla ricerca di un nuovo linguaggio pittorico su terracotta refrattaria, in un secondo momento è stata chiara invece l’intuizione di associare a questo termine la persona stessa dell’artista, di Gabriele, ragazzo testardo dal carattere indomito, che resiste alla tentazione della fuga quando la temperatura del fuoco creativo sembra voler bruciare le tappe. Lui resta. Resiste.
Non a caso, nella prima parte della sua residenza, Diversi ha dovuto affrontare il fuoco, e non è un eufemismo. Grazie alla collaborazione con Marco Tombelli, che ha messo a disposizione la sua fabbrica di ceramiche nonché la sua magistrale esperienza come già con l’amico Italo Bolano, replicando una catena di amicizia e condivisione di saperi, l’artista ha potuto lavorare per la prima volta un materiale difficile e insidioso come il refrattario, resistente alle altissime temperature, dovendo fare i conti con la libertà che il fuoco a tutti gli effetti esercita in quegli spazi lasciati vuoti dalla mano umana o nei tratti vaghi e indecisi dell’azione creativa.
Dipingere su questi pannelli è stata una sfida che si è trasformata a poco a poco in una collaborazione, in uno strano e delicato equilibrio tra il dover prendere delle decisioni, potendo solo in parte immaginare e prevedere come e cosa linee e colori sarebbero diventati dopo la cottura, e l’intrepida attesa del risultato.
“Chi non attende non incontra”, mi suggeriva qualcuno tempo fa, e il forno scandisce la misura del lento avvicinarsi tra l’opera e il suo autore poiché, infatti, impiega circa 12 ore per cuocere questo tipo di ceramiche, cosa che rende immediatamente chiaro che la pazienza, dettata da tempi e costanti di cui abbiamo perso un po’ il senso, è forse l’ingrediente principale del processo creativo che abbiamo qui occasione di avere in mostra in molte delle sue fasi operative, permettendo anche a noi di sentirci parte di un dialogo.
Assistiamo così ad una conversazione corale che mette insieme ricerca e sperimentazione, utilizzo di tecniche e linguaggi innovativi, l’assumersi i rischi di un risultato non controllabile, una forma di libertà, assai liberatoria, nei confronti dell’imprevedibile, un potenziale in fieri aperto alle possibilità.
E per far questo ci vuole coraggio, tra adattamento e ostinazione.