Da giovedì 14 marzo fino al 18 aprile 2024
PATIENS
all’Open Studio Italo Bolano
una mostra sulla sofferenza come esperienza espressiva
Inaugura giovedì 14 marzo alle ore 18.30, presso l’Open Studio Italo Bolano (via Fra’
Bartolomeo, 57 – Prato), la mostra Patiens di Italo Bolano (Portoferraio, 1936 – Prato,
2020), con la partecipazione di Marta Carlesi (Cagliari, 1935), artista legata a Bolano
da una lunga amicizia che ne ha influenzato la pittura, sull’espressione della sofferenza
umana e del suo valore.
La Fondazione continua così a portare avanti la sua missione, ossia quella, insieme alla
promozione di giovani talenti, di mantenere viva la memoria di Italo Bolano e di farne
conoscere al pubblico la vasta produzione ricevuta come preziosa eredità, un bagaglio
umano e artistico che ha generato incontri, influenzato percorsi, aperto possibilità.
Non a caso, infatti, è questa un’occasione straordinaria in cui si affiancano ai suoi lavori
anche opere dell’artista Marta Carlesi, di origini sarde e toscana di adozione (vive e lavora
a Pistoia), che con Bolano ha nutrito negli anni un’amicizia fatta di colloqui sul senso
dell’arte che si fa esigenza, spesso sofferta, radicale e determinante all’interno di vite
intime e piccole di persone comuni, come quelle di ognuno di noi, per farne un capolavoro
inedito, unico e irripetibile.
La mostra, dunque, presenta una selezione di lavori dedicati da Bolano al ciclo sul
Cristo – uno dei quattro che, insieme a quelli sulla Donna Isola, sulla poesia di Mario Luzi
e Napoleone, ha trattato a più e diverse riprese – che vanno da periodi dove la figura
dell’uomo crocifisso è più riconoscibile e fisica ad altri invece più recenti dove ogni
elemento si sfalda per lasciare spazio all’espressione diretta del dolore attraverso il colore
puro in un gesto pittorico quasi violento, senza bisogno di mediazione.
Insieme a questi, che possono essere considerati metaforicamente degli autoritratti di una
certa condizione, stato dell’anima che l’artista ha vissuto in momenti biografici esatti e
puntuali, troviamo la Carlesi con una natura morta su tela dai fiori d’un generoso
rosso carminio e con un disegno a sanguigna che ritrae un uomo sardo dai tratti
marcati e profondi. Se la natura morta è trattata come fosse un corpo lacerato ma
ancora pulsante come quelli bolaniani, quel volto penetrante è invece un paesaggio
interiore in cui è Marta a riconoscersi e che restituisce un’identità, un nome, una storia a
chi soffre e resiste sotto il peso di molte sfaccettate ingiustizie.
Come afferma la curatrice Erica Romano: “Al centro troviamo il patire inteso come un
sentire nella carne la propria storia con cui dover fare i conti, ma anche nella doppia
accezione di soffrire e tollerare, di un essere pazienti sopportando e/o attraversando il
dolore, un patire allora che permette di percorrere due strade, lottare in modo consapevole
contro le ingiustizie o esercitare il presunto diritto ad una rabbia distruttrice, un soffrire
personale e collettivo che s’interroga intorno alla relazione con la propria e altrui libertà, al
rapporto conflittuale con chi siamo e sul valore dell’esistenza nei suoi tempi più bui”.
La mostra sarà aperta fino al 18 aprile su appuntamento ai numeri: 347 0393170 | 338 6996406
o all’email arte@italobolano.com
Italo Bolano
Portoferraio, 1936 – Prato, 2020
Il Maestro Italo Bolano nasce a Portoferraio, Isola d’Elba, nel 1936. Ha dipinto sin dall’età di quattordici anni quando il prof. Alfonso Preziosi, letterato elbano, gli organizzò la sua prima mostra. Contemporaneamente alla pittura, Bolano insegna Storia dell’Arte nelle scuole statali, si dedica allo studio della composizione architettonica con il prof. Travaglia a Padova e studia l’arredo urbano nelle città di Gerusalemme, Parigi e Barcellona. Si dedica inoltre alla costruzione di vari monumenti in Italia e all’estero.
Nel 1965, in un vigneto abbandonato per la crisi dell’agricoltura nel dopoguerra, dà vita ad un Centro d’Arte, crocevia di artisti internazionali e pubblico. In questo luogo creerà un suo Open Air Museum. Quindi si dedica alla realizzazione di opere monumentali con l’uso dell’acciaio inox, della ceramica e del vetro dallas che daranno luogo a una cinquantina di interventi che decorano l’isola nei suoi sette comuni. Le opere costituiscono oggi il “Museo Diffuso all’aria aperta” Isola d’Elba, unico esempio di decorazione di un’Isola dopo quella di Lanzarote decorata dall’artista César Manrique.
Nel frattempo gli vengono organizzate esposizioni di pittura in Italia, in Europa e in Giappone. La sua pittura passa dall’espressionismo figurativo a quello astratto. Per il suo gesto e l’immediatezza dell’immagine, Bolano si avvicina infatti a una pittura esistenziale che talvolta si avvicina alla pittura americana dell’Action Painting. Molti sono i suoi viaggi e rimane colpito soprattutto dall’India.
Il Comune di Portoferraio dedica al suo nome un Museo d’Arte Moderna nelle fortezze medicee di Portoferraio con le opere da lui donate tra il 2017 e il 2019, ultimo atto d’amore per la sua città.
Una parentesi a parte meritano i suoi cicli pittorici della vita di Cristo, di Napoleone, di Mario Luzi e delle donne isola. Nel suo primo ciclo sulla “Vita di Cristo” rivela tutto il suo massimo espressionismo del dolore e del dramma che lo seguono fin dalla nascita. Sedici tele di grandi dimensioni oggi costituiscono il Museo di Arte Sacra nella Chiesa di San Gaetano, diocesi di Massa Marittima-Piombino. Bolano evidenzia la stessa forza espressiva nell’altro drammatico soggetto di Napoleone e soprattutto nelle sue battaglie.
Dal 2002 quando la Regione Toscana gli organizzò la mostra di “Napoleone a Waterloo”, diventata poi itinerante in Italia e all’estero, l’artista ha prodotto circa 160 opere su Napoleone tra olii su tela, acrilici e acquerelli che sono andati a integrare di volta in volta la mostra.
Nel 1995 incontra il poeta Mario Luzi. La sua poesia ermetica lo affascina e diventa suo amico. Molte delle sue opere vengono titolate e firmate dallo stesso poeta. Esiste una mostra itinerante con opere dedicate a Mario Luzi.
Nella donna isola, oltre che rappresentare per l’artista due amori insieme, per la donna e per la sua isola, Bolano rappresenta la bellezza universale della vita, la sua “madre cosmica”.
Italo Bolano, con la sua attività, si è dimostrato un artista a 360 gradi. Da profondo studioso del Rinascimento, Bolano ritiene che l’artista debba esprimersi con qualsiasi tecnica e materiale. Così esce dal cavalletto per soddisfare il suo pensiero creativo nella scultura e nell’architettura. Molti sono i monumenti e le ceramiche realizzati in Italia e all’estero, con le diverse tecniche dell’acciaio, del vetro dallas a grosso spessore e della ceramica.
Ricordiamo tra gli altri:
- Il grande bassorilievo nella fabbrica Wietke a Berlino;
- La composizione della Barca del Sole e del Sestante in acciaio e vetro dallas a Portoferraio;
- Il Monumento alla Via Francigena nel Museo Open Air a Étroubles, ai piedi del Gran San Bernardo, realizzato in pietra e terracotta;
- Le fontane di Montemurlo (Prato);
- Il Monumento a Federico II sulla tangenziale di Prato;
- L’opera Ad Astra nella nuova zona Expo di Milano;
- Blu e Rosso grande totem in acciaio e vetro dallas nella sede dell’Assessorato alla cultura, Comune di Prato ed altri.
Innumerevoli sono le decorazioni pubbliche e private in ceramica e gli arredamenti di interni ed esterni.
La sua vita artistica è ricca di premi e di mostre allestite sia in gallerie private, in Italia e all’estero, sia in prestigiosi luoghi storici come Santa Croce a Firenze, il Palazzo dei Consoli a Gubbio, l’Abbazia di Chiaravalle, il palazzo Salmatoris, sede dell’armistizio di Cherasco e residenze e musei napoleonici per le mostre riguardanti il grande generale francese.
Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private ad Amsterdam, Basilea, Dallas, Londra, New York, Bruxelles, Amburgo, Losanna, Bologna, Carlsruhe, Ancona, Monaco di Baviera, Zurigo, Roma, Sion, Prato, Milano, Varese, Firenze, Mallorca ecc.
Italo Bolano, dopo una lunga malattia, si è spento a Prato il 17 settembre 2020.
Le sue ceneri riposano al Cimitero Monumentale di Portoferraio.
Marta Carlesi
Cagliari, 1935 – vive e lavora a Pistoia
All’età di quattro anni si trasferisce a Pistoia, città nella quale si stabilirà in maniera
definitiva nel 1949.
Inizia dipingere alla fine degli anni ’50 sotto la guida del pittore Umberto Mariotti.
Nella Pistoia di quegli anni Marta ha l’occasione di conoscere vari artisti quali Remo
Gordigiani, Pietro Bugiani, Corrado Zanzotto, Jorio Vivarelli e altri.
Segue un periodo di intensa artistica durante il quale alterna la pittura all’attività di
restauratrice. Proprio in quegli anni ottiene molteplici e importanti riconoscimenti in
occasione di concorsi e premi di pittura e allestisce mostre personali sia in Italia – Prato,
Cagliari, Palermo – sia all’estero: Norimberga, Monaco di Baviera, Meersbug presso il
Lago di Costanza e Amsterdam.
Dopo un periodo di allontanamento dalla pittura, ritorna a dipingere a partire dal 2004,
partecipando a premi di pittura estemporanea e allestendo una personale all’Isola d’Elba
nell’anno 2006.